Il Tribunale di Roma ha riconosciuto la protezione sussidiaria a una ricorrente della Clinica, di nazionalità di El Salvador, sulla base di una complessa e approfondita ricostruzione della situazione del paese di origine che offre ampio riscontro alle ragioni addotte dalla richiedente.
Secondo il giudice, infatti, la situazione di violenza diffusa e la corruzione sistemica degli apparati di sicurezza, e in particolare il ruolo delle gang (“maras”) che controllano interi quartieri e delle pratiche estorsive che colpisono specialmente le donne e i giovani, costituiscono un riscontro rispetto al «timore della ricorrente che se rimpatriata sarebbe condannata a vivere chiusa nella “colonia” di appartenza, rischiando seriamente di essere bersaglio di violente minacce, per il solo fatto di uscire dal quartiere assoggettato alla violenza indiscriminata della pandilla allo scopo di esercitare, nell’ambito di in un territorio sottoposto al controllo di altra pandilla, semplici e ordinarie attività della vita quotidiana, come frequentare l’Università: “…se non fossi andata all’università avrei potuto stare tranquilla…. sono sempre stata a casa ….cercavo di stare chiusa …dal momento che inizio a uscire , anche ad andare nel centro della città avrei paura che qualcosa mi accada”, condizione che rivela come costei sia meritevole del riconoscimento della protezione sussidiaria ai sensi dell’art. 14, lett. c), d.lgs. 251/2007».