Il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso della Clinica e ha riconosciuto lo status di rifugiata a C., giovane donna nigeriana vittima di tratta e di mutilazioni genitali femminili.
Secondo la giudice, infatti:
«[…] alla luce delle informazioni sulla situazione obiettiva del paese di origine (Nigeria, n.d.r), della vicenda personale della ricorrente, in primo luogo, quale vittima di tratta degli esseri umani, alla presenza di indicatori che corrispondono agli indici ufficialmente riconosciuti nel contesto dei flussi migratori misti nella rotta del Mediterraneo (età, stato di provenienza, regione e città di provenienza, etnia, condizione familiare, economica e sociale, percorso migratorio e trascorso personale in Nigeria) […]; in secondo luogo, quale vittima della pratica delle mutilazioni genitali femminili; alla luce, infine, delle conseguenze di un ritorno in Nigeria, quali la percezione sociale negativa da parte della società delle donne vittime di tratta per scopo sessuale e delle donne che si oppongono alle mutilazioni genitali femminili, del rischio di future esperienze di tratta, considerata la sussistenza, nel caso in esame, di tutti gli elementi per il riconoscimento dello status di rifugiato, risulta chiaro che la ricorrente, in quanto percepita come appartenente ad un particolare gruppo sociale, possa subire il rischio diretto e concreto di persecuzioni future in caso di ritorno nel suo paese d’origine. Pertanto, ricorrono i presupposti per attribuire alla ricorrente lo status di rifugiato».
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Il ricorso è stato redatto dalle studentesse e dagli studenti della clinica legale sotto la supervisione degli avvocati, che lo hanno poi depositato e discusso. A tutti loro va il merito del buon esito raggiunto.