“Trattenuti Una radiografia del sistema detentivo per stranierI”

Martedì 30 Gennaio 2024, ore 14.30, Aula 5 

Dipartimento di Giurisprudenza Roma Tre, via Ostiense 159 (piano terra)

Workshop sullo stato della detenzione amministrativa dei migranti in Italia a partire dal report:

“Trattenuti Una radiografia del sistema detentivo per stranieri”

Giuseppe Campesi (Università di Bari) e Fabrizio Coresi (Action Aid), autori del report 

Ne discutono con:

Stefano Anastasia (Garante dei detenuti del Lazio) 

Enrica Rigo (Università Roma Tre) 

Lucia Gennari (ASGI) 

Modera: Carlo Caprioglio (Università Roma Tre) 

Per info: carlo.caprioglio@uniroma3.it

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Una buona notizia

Il Tribunale di Roma, sezione specializzata, ha accolto il ricorso presentato dalla Clinica in favore di O. U., cittadino nigeriano, che si è rivolto allo sportello della Clinica in seguito al rigetto della domanda di protezione internazionale reiterata da parte della Commissione territoriale di Roma. Il Tribunale ha riconosciuto la protezione speciale ex art. 19 co. 1.1 in ragione del diritto alla vita privata e familiare.

Il ricorso è stato presentato dall’avv. Tatiana Montella, le borsiste e studentesse della Clinica hanno lavorato alla stesura del ricorso e alla raccolta della documentazione a supporto.

Leggi il decreto

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I Confini della Solidarietà. Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare alla prova delle ipotesi accusatorie e dei processi

Giornata di studi

Università degli Studi di Roma Tre, Dipartimento di Giurisprudenza

1 Dicembre 2022

Scarica la locandina

 

Ore 10.30

Saluti del Direttore di Dipartimento, Prof. Antonio Carratta

Introduzione alla giornata di studi, Prof.ssa Enrica Rigo, Università Roma Tre

 

Ore 11.00 – Migrazioni, solidarietà e criminalizzazione: una discussione a partire dai principali processi in Italia

Avv. Serena Romano (CLEDU), Avv. Alessandro Gamberini (Università di Bologna), Avv. Arturo Salerni (Progetto Diritti), Avv. Tatiana Montella (Legal Clinic Università Roma Tre), Avv. Gianluca Vitale (ASGI)


Modera: Avv. Lucia Gennari (ASGI)

Ore 12.30 – Il ruolo e le prese di posizione delle istituzioni internazionali di garanzia

Michael Phoenix, Researcher with the UN Special Rapporteur on the situation of human rights defenders

Ore  14.30 – Il reato di favoreggiamento: tutela dei diritti o difesa delle frontiere?

Avv. Francesca Cancellaro (Università di Bologna), Prof. Alberto Di Martino (Università Sant’Anna Pisa), Prof. Alessandro Spena (Università di Palermo) Dott. Salvatore Vella (Procuratore aggiunto di Agrigento)
Modera: Prof.ssa Enrica Rigo, Università Roma Tre

Ore  16.30 – Diritto, politica e discorso pubblico. Il processo come campo di contesa: tavola rotonda tra avvocati e società civile

A partire dalle riflessioni sviluppate nei panel, una discussione che coinvolge avvocati e giuristi, associazioni e attivisti coinvolte in procedimenti penali per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, organizzazioni internazionali e stampa.


Interventi programmati: Rahel Sereke (Cambio Passo), Avv. Francesco Romeo, Avv. Milli Virgilio, Prof. Luca
 Masera, Avv. Giuseppina Massaiu, Avv. Gaetano Fabio Lanfranca.


Partecipano: Alarmphone, Amnesty International Italia, Arci Porco Rosso, Medici
 Senza Frontiere, Mediterranea Saving Humans, Sea Watch.


Modera: Carlo Caprioglio (Legal Clinic Università Roma Tre) e Giulia Crescini
 (ASGI)

 

La giornata di studi è organizzata da:

Dipartimento di Giurisprudenza, Università Roma Tre

Clinica del Diritto dell’Immigrazione e della Cittadinanza

ASGI – Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione

Mediterranea Saving Humans

 

 

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FROM SEA TO PRISON
THE CRIMINALIZATION OF BOAT
DRIVERS IN ITALY

 

Nell’ambito del corso di “LEGAL CLINIC ON ASYLUM AND MIGRATION” a.a. 2022-2023, il 30 Novembre 2022 alle ore 14.15, sala 1.02, via ostiense 139, si terrà la lezione:

“FROM SEA TO PRISON THE CRIMINALIZATION OF BOAT DRIVERS IN ITALY”

Ospiti:

SARA TAYLOR, RICHARD BRAUDE e MARIA GIULIA FAVA

Ricercatori e attivisti di Arci Porco Rosso Palermo

Partecipa alla discussione:
ENRICA RIGO, Università degli studi Roma Tre

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STRUGGLES FOR FREEDOM OF
MOVEMENT: THE EXPERIENCE
OF REFUGEES IN LYBIA

Nell’ambito del corso di “LEGAL CLINIC ON ASYLUM AND MIGRATION” a.a. 2022-2023, il 16 novembre alle ore 14.15, in aula 1.02, via ostiense 139, si tiene la lezione:

“STRUGGLES FOR FREEDOM OF MOVEMENT: THE EXPERIENCE OF REFUGEES IN LYBIA”

Ospiti:
YAMBIO DAVID OLIVER
LAM MAGOK BIEL RUEI

Attivisti per i diritti umani e membri di Refugees in Libya

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Registrations to the Legal Clinic course are now open!

From A.Y. 2022-2023, the Legal Clinic on Migration and Asylum course (Clinica del Diritto dell’Immigrazione e della Cittadinanza) is taught in English, as part of the Roma Tre Law School programme. 

All information about the course and how to apply is available here.

See also the poster of the course for the academic year 2022-2023.

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Una buona notizia

Il nostro assistito A. G. C. H., cittadino colombiano, scappato dal suo Paese di origine con sua moglie e le sue due figlie per le continue minacce ricevute durante il tragitto per recarsi a lavoro che portava a condizioni di timore per la sua incolumità, è stato riconosciuto titolare di protezione speciale ai sensi dell’art. 32,comma 3, del d.lgs. n. 25/2008 e s.m.i. con provvedimento emesso dalla Commissione Territoriale di Roma in data 10/06/2022.

Secondo la Commissione, infatti, “nel caso di specie, esistono fondati motivi di ritenere che l’allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare così come sancito al comma 1.1., terzo e quarto periodo, dell’art. 19 del D. Lgs. 86/1998 e ss.mm.ii., in quanto dalla comparazione tra la situazione che il richiedente viveva in Colombia, tenuto conto della radicata presenza di criminalità comune e dove credibilmente egli viveva in condizioni di timore per la propria incolumità a causa
della situazione di insicurezza delle zone nelle quali si spostava per lavoro, e quella che egli vive in Italia dove, pur essendosi stabilito da pochi mesi, ha svolto diverse attività lavorative e sta attualmente lavorando , dove sta apprendendo la lingua, come evidente dal livello di comprensione dimostrato durante l’audizione e dove le sue figlie stanno andando a scuola, risulta “un’ effettiva ed incolmabile sproporzione tra i due contesti di vita nel godimento dei diritti fondamentali dei diritti fondamentali che costituiscono presupposto indispensabile di una vita dignitosa” (cfr.Cass. n. 4455/2018; Cass. 24413/2021)”.

Leggi il provvedimento

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La solidarietà dei migranti è solidarietà!/Migrants’ solidarity is solidarity!

Comunicato congiunto Legal Clinic Roma 3, borderline-europe, Iuventa crew

Migrants’ solidarity is solidarity! (ENG)

Il 20 maggio 2022, la Corte di cassazione deciderà le sorti di 4 rifugiati Eritrei accusati di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare per aver prestato soccorso e offerto solidarietà, sul territorio Italiano, a connazionali in fuga dall’Eritrea. Gli imputati hanno già scontato due anni di custodia cautelare in carcere, tra il 2016 e il 2018, con l’accusa di far parte di una rete criminale dedita al traffico internazionale di migranti. Un’accusa crollata già durante il processo in primo grado che non ha accertato la partecipazione ad alcuna rete criminale, né alcuno scopo di profitto nell’aiuto prestato ad amici e parenti.

A Palermo, per un processo scaturito da un’inchiesta collegata a quella romana, un falegname eritreo è stato incarcerato per quasi tre anni con l’accusa di essere Mered Medhanie, il capo della medesima organizzazione criminale –prima che venisse chiarito che si trattava di uno scambio di persona.

A essere rimasta in piedi nei confronti dei 4 profughi eritrei è l’imputazione per aver favorito il transito dei migranti dall’Italia verso altri paesi, integrata da condotte come quella di aver acquistato biglietti ferroviari per tratte nazionali o di aver procurato cibo, vestiario, un posto per dormire a persone che si trovavano in stato di bisogno. In molti casi, il transito dei migranti verso altri paesi non è neppure stato accertato, in altri, le presunte persone offese dal reato hanno testimoniato a favore degli imputati. Ma il “bene” tutelato dal reato di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare non sono le persone, bensì l’integrità delle frontiere.

Sono moltissime le inchieste che vedono coinvolti imputati migranti e che si risolvono con un nulla di fatto o i cui esiti processuali riducono drasticamente l’impianto accusatorio. Il risultato raggiunto è comunque quello di criminalizzare le stesse reti comunitarie dei migranti, ovvero quelle infrastrutture della solidarietà che ne consentono il movimento. Infrastrutture della solidarietà che consentono la fuga da dittature e guerre, dalla violenza patriarcale e coloniale, che sostengono la legittima aspettativa di poter decidere le sorti della propria vita.

Si tratta della medesima logica che criminalizza la solidarietà del soccorso in mare Anche quando i processi si concludono con l’assoluzione o ridimensionando le accuse, hanno comunque già raggiunto il risultato di fermare le navi e gli equipaggi. Proprio il 21 maggio, avrà inizio a Trapani il processo legato alla più vasta inchiesta italiana sul soccorso in mare, che tiene ferma la nave Iuventa dal 2017, e che coinvolge, insieme alla ONG tedesca, Medici Senza Frontiere e Save the Children. E si tratta della stessa logica che ha visto migliaia di migranti criminalizzati per aver guidato una barca attraverso il mediterraneo, i cosiddetti ‘scafisti’.

I casi dei migranti criminalizzati per solidarietà , però, non hanno ricevuto la stessa attenzione mediatica che viene giustamente riservata alle attiviste e agli attivisti del soccorso in mare e a terra Le imputazioni sono le stesse che hanno coinvolto gli attivisti dell’associazione Linea d’Ombra a Trieste, per il quale il Tribunale ha disposto l’archiviazione, riconoscendo che l’acquisto di biglietti per una tratta nazionale non implica di per sé favoreggiamento del transito, e inquadrando le condotte come solidaristiche. Simile è il caso degli attivisti dell’associazione Baobab, che sono stati assolti dalle stesse accuse il 3 maggio perché il fatto non sussiste

Ma quello che si decide il 20 maggio è un processo che riguarda tutte e tutti perché la solidarietà è tale anche quando a prestarla sono i migranti! È un atto politico che si oppone a un regime dei confini che causa migliaia di morti alle frontiere esterne dell’Europa e perpetua subalternità al suo interno. Quando la solidarietà è prestata da migranti verso altri migranti, troppo spesso un’equazione li equipara a trafficanti o complici, facilitata dall’isolamento e dalla disattenzione pubblica in cui si svolgono i processi. La decisione che verrà presa il 20 maggio riguarda tutte e tutti perché rischia di cristallizzare un’interpretazione della tutela delle frontiere che, una volta di più, le antepone alla solidarietà verso la vita.

 

                                                                                                       

 

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“La Protezione Internazionale delle soggettività LGBTQIA+: accesso alla giustizia e integrazione sociale delle persone migranti transgender”

Locandina

Mercoledì 27 aprile 2022, ore 15.00 – 19.00

Dipartimento di Giurisprudenza Università RomaTre

Aula 4, Ed. Tommaseo (I piano), Via Ostiense 139

Intervengono:

Luciana Sangiovanni, Presidente XVIII Sezione – Diritti della Persona e Immigrazione -Tribunale Civile di Roma 

Denise Venturi, Reporting Associate UNHCR MCO Italy

Leila Pereira, Associazione Libellula

Ennio Mattia Iannelli, Clinica del Diritto dell’immigrazione e della Cittadinanza

Conclude:

Enrica Rigo, Università RomaTre

Introduce e modera:

Martina Millefiorini, Associazione Diritti di Frontiera APS

L’incontro vede la collaborazione sinergica della Clinica del diritto dell’immigrazione e della cittadinanza dell’Università Roma Tre, l’Associazione Diritti di Frontiera, l’Associazione Libellula Italia e il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre.

L’incontro sarà disponibile in streaming.

Per partecipare scrivere a diritti.frontiera@gmail.com

 

 

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Una bella notizia!

Il Tribunale di Roma, sezione specializzata, ha riconosciuto lo status di rifugiata a R., assistita della Clinica di nazionalità Brasiliana, alla luce del rischio di persecuzione fondata sull’identità di genere transgender della ricorrente, a cui la Commissione territoriale di Roma aveva in precedenza negato sia la protezione internazionale che quella speciale ex art. 19, co. 1.1 TUI. 

Secondo il Tribunale «dalle dichiarazioni rese dalla ricorrente, emerge una vita segnata, fin dall’infanzia, dalla discriminazione a causa della sua identità di genere». Discriminazioni che, nel contesto del Paese di origine, per natura e intensità ben possono integrare una violazione grave di diritti fondamentali per cui non è ammessa alcuna deroga né bilanciamento.

Infatti, argomenta il Tribunale, «anche se un singolo atto discriminatorio non rappresenta di per sé una persecuzione, molteplici atti ripetuti nel tempo, che vanno ad incidere sull’esercizio dei diritti fondamentali ed irrinunciabili della persona, possono assurgere a persecuzione. Inoltre, l’art. 7 del D.Lgs. 251/2008, al primo comma lettera b), prevede che gli atti di persecuzione possono: “costituire la somma di misure diverse, tra cui violazioni di diritti umani, il cui impatto sia sufficientemente grave da esercitare sulla persona un effetto analogo a quello di cui alla lettera a)”; inoltre, nell’elenco non esaustivo delle fattispecie che vengono previste come atti persecutori, alla lettera f) del medesimo articolo sono espressamente menzionati gli “atti specificatamente diretti contro un genere sessuale o contro l’infanzia”».

Anche alla luce delle COI più aggiornate, infine, il Tribunale ha ritenuto «che, se rimpatriata, la ricorrente correrebbe il rischio concreto di subire atti violenti e discriminatori tali da ammontare a persecuzione in ragione della sua identità di genere e della specifica provenienza geografica. A ciò si aggiunga il complessivo peggioramento della situazione con il governo Bolsonaro, di ostacolo alla libera manifestazione della propria identità sessuale».

Per queste ragioni, il Tribunale ha ritenuto sussistenti i presupposti per il riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi dell’art. 1 della Convenzione di Ginevra del 1951 e  degli artt. 7 e 8 del D.lgs 251/07.

Leggi il decreto

 

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